FAVOLE NAPOLETANE è scritto dallo stesso Di Carluccio che ci introduce allo spettacolo con queste
parole: “C’era una volta un bambino. Si era trasferito in una
nuova città e per trasferirsi aveva fatto un viaggio in treno di 800
chilometri. E quando arrivò a casa ad Alessandria, la prima cosa che fece fu
andare sul balcone della cucina, e cominciare a urlare. Chiamava quelli che
aveva conosciuto nell’altra città, a 800 chilometri di distanza e li chiamava
con un linguaggio che a molti, al Nord, pareva incomprensibile, ma che per
loro, per i suoi parenti, sarebbe stato comprensibilissimo. Chiamava il nonno,
la nonna, gli zii, ma in Napoletano… Sono un immigrato di seconda generazione e
questa è la mia storia, la mia favola napoletana”.
Allo spettacolo partecipa Pietro Ariotti.
Il costo del
biglietto è di 10 euro. Per info e prenotazioni inviare messaggio whatsapp al
numero 3500 900 503.
Recensione dello spettacolo di Nicoletta Cavanna Radio Gold:
Link https://radiogold.it/tempo-libero/153278-favola-nostra-giovinezza-recensione-favole-napoletane/
E’ un torrente di ricordi, personali e collettivi, “Favole napoletane”,
di e con Luigi di Carluccio, presentato dalla compagnia Gli Illegali, sabato 22
settembre, per l’ultimo appuntamento della rassegna “Chiostro in una notte di
mezza estate”, organizzata da Redazione Blogal con il contributo di Fondazione
SociAL, presso il chiostro di Santa Maria di Castello.
Tanto il pubblico che ha affollato, tra le arcate, gli alberi e sotto il
campanile della chiesa, quello che è sicuramente uno dei luoghi più degni di
essere vissuti di Alessandria, nell’ambito di una rassegna parte di Borgo del
Teatro, progetto ampio e volto a realizzare un polo teatrale permanente
all’interno del Chiostro di Santa Maria di Castello. Lo spettacolo è stato
preceduto da “Il fosso della vergogna”, presentato dalla compagnia amatoriale I
Tr’Attorini, formata da ragazzini di Rivarone, a cura dell’Associazione ARCA
Rivarone e liberamente tratto da un testo di Franco Zaffanella. Emma, Jacques,
Laura, Leonardo, Paolo e Sara hanno
impersonato dei rifiuti abbandonati in un fosso, toccando,
scherzosamente ma anche seriamente, come i giovanissimi sanno fare, argomenti
di valore sociale ed ecologico.
“Favole Napoletane”, diretto da Renza Borello e Lorenza Torlaschi, è un
flusso di pensieri che scaturisce da fotografie, in questo caso appese ai rami
di un bellissimo e antico albero che contribuisce alla scenografia. Sono i
ricordi ordinari, più che straordinari, di un emigrato di seconda generazione,
in cui confluiscono tratti autobiografici del protagonista, ma anche una
memoria collettiva in cui è facile ritrovarsi. Il carattere della narrazione è
esilarante ed è proprio la sua normalità, ritenuta stravaganza negli anni ’70
ed ’80, a far scaturire il riconoscimento e la risata. Di Carluccio racconta
delle domeniche al mare con il pranzo in spiaggia preparato dalla mamma
napoletana, della colossale frittata ai maccheroni, di cosa vuol dire tifare
Napoli negli anni ’80 per un bambino ad Alessandria e molto altro. Trovano
posto, nel continuum ormai innescato, anche due favole notissime, modificate
dalla parlata e dal carattere partenopeo, che sembrano dare il senso di un modo
altro di interpretare anche l’immaginario infantile. La narrazione di tutto ciò
scorre con la leggerezza della nostalgia per ciò che eravamo e con il metro di
giudizio di un ragazzino (non a caso il consulente artistico è Teseo di
Carluccio, figlio del protagonista, che ha filtrato le vicende con l’occhio
della sua giovanissima età) diviso tra sud delle vacanze estive con i parenti e
nord della quotidianità. L’atmosfera è quella della napoletanità repressa in
nome dell’integrazione, della musica (della fisarmonica di Pietro Ariotti), che
accompagna le inflessioni già musicali della lingua napoletana, di un passato
che rimane dentro. Perché ci siamo scordati ogni cosa: tutto ciò che appariva
inaccettabile e diverso oggi è normale, lo è sempre stato, e la storia si
ripete ogni volta che si entra in contatto con diversi modi di vita.
Si ride molto, come si può ridere di una società che abbiamo vissuto, di
una giovinezza collettiva di cui si riconoscono la poca saggezza e gli errori
grossolani. E’ un paradosso, “Favole napoletane”, ma un paradosso reale e ben
congegnato, guidato da una regia che enfatizza la mimica e il dialetto per
creare un crescendo di ilarità che non tralascia la riflessione. Una bella
prova per Luigi Di Carluccio e per la Compagnia Gli Illegali, che sempre
partecipa in maniera corale ad ogni nuova produzione.
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